Sabato 08 settembre la nostra società sportiva ha ospitato il seminario Continuare a giocare tenuto dall’associazione InformaLaMente, associazione nata nel 2017 con l’intento di promuovere il
benessere della persona a 360°, nei diversi ambiti e nelle diverse fasi della vita. Lidia Chin, Marianna Cordone e Silvia Murru hanno infatti passato una giornata al Centro Socio Culturale di Trezzano sul Naviglio, che ci ha ospitati per parlare con Società sportive, allenatori, dirigenti, famiglie e atleti di un problema sempre più diffuso: l’abbandono dello sport da parte dei nostri giorni.

 

 

 

 

La giornata è iniziata con l’incontro degli addetti ai lavori, è poi proseguita con gli atleti e infine si è conclusa con i genitori, a cui le relatrici hanno spiegato la figura dello psicologo dello sport: un professionista che opera per risolvere difficoltà emerse nella pratica sportiva ma anche per accompagnarla con un’adeguata preparazione mentale a supporto di quella fisica.

Due gli aspetti fondamentali da cui sono partiti tutti i percorsi:

LA MOTIVAZIONE

In ambito sportivo un atleta può praticare sport per
motivazione intrinseca: proverà soddisfazione personale nel gioco stesso, si metterà continuamente in gioco, sarà molto esigente con se stesso e avrà come obiettivo l’accrescimento della propria competenza
motivazione estrinseca: userà lo sport per ottenere conferme del proprio valore dagli altri e sarà quindi dipendente dal giudizio altrui, agendo con un atteggiamento e un impegno scostante.

Nel primo caso le possibilità di abbandono mantengono percentuali basse, ma nel secondo aumentano esponenzialmente, soprattutto se lo sport da praticare viene scelto dal genitore o se questi risulti eccessivamente coinvolto nell’attività sportiva.

LA COMUNICAZIONE

Lato società sportiva è importante che l’allenatore – primo e più importante interlocutore tra atleta e società – abbia piena consapevolezza di quattro aspetti fondamentali:

  • la propria identità
  • i concetti che vuole trasmettere all’atleta devono essere chiari e adeguati alla sua età
  • non è importante solo ciò che si dice, ma anche il tono della voce, la gestualità, l’espressione facciale che si ha quando si parla
  • È raccomandabile esplicitare ad atleti e famiglie il progetto educativo della società, in modo da rendere comprensibili determinate scelte

La comunicazione tra allenatore e famiglia è fondamentale per segnalare disturbi fisici o difficoltà del ragazzo, anche in ambiti differenti come la scuola o particolari situazioni famigliari (lutti, separazione, …) che possono avere ricadute nelle prestazioni dei ragazzi.

Molti i momenti di confronto, soprattutto prima di affrontare le diverse tematiche, ovviamente sotto punti di vista differenti a seconda degli interlocutori (addetti ai lavori, atleti o famiglie). Tutti i percorsi sono quindi partiti dall’analisi delle cause dell’abbondono, proseguendo con il loro singolo approfondimento.

Di seguito un riassunto delle principali cause di abbandono.

SCUOLA

Tra i giovani si evidenzia una difficoltà nell’organizzazione dell’attività scolastica e degli impegni extra-scolastici che, in alcuni casi, impedisce la presenza costante agli allenamenti. La soluzione resta responsabilizzare l’atleta, trasmettendogli l’importanza della propria presenza ad allenamenti e gare e interessarsi al suo andamento scolastico sottolineandone l’importanza.

DINAMICHE RELAZIONALI DI SQUADRA

Allenatori

La figura dell’allenatore per il giovane atleta è centrale, a metà tra la famiglia ed il gruppo dei suoi coetanei. È importante che chi allena sappia essere autorevole e che sia in grado di bilanciare la sua valenza educativa con l’insegnamento della tecnica.

Senso di appartenenza

Sentirsi parte di un gruppo rende meno probabile l’abbandono di questo. È quindi fondamentale che staff dirigenziale e tecnico si impegnino nello stimolare il senso di appartenenza.

Leadership

Al di là della leadership rappresentata dall’allenatore, all’interno delle squadre ci possono essere più leader, che possono anche non coincidere con il capitano. L’individuazione corretta della leadership diventa fondamentale per evitare false attribuzioni, soprattutto in casi di leadership negativa.

RELAZIONE

All’interno di ogni squadra, soprattutto se composta da atleti giovani, è inevitabile la creazione di gruppi interni che, col tempo, potrebbe incidere sulla coesione di squadra in termini di risultati. Stabilire obiettivi comuni condivisi a breve e lungo termine rappresenta il collante utile a compattarla.

RAPPORTO GENITORI-SOCIETÀ

Le relazioni disfunzionali tra staff della società e genitori rappresenta un altro motivo di abbandono. Per il bene dell’atleta, è importante che gli adulti collaborino:

  • Ascoltare il punto di vista dei genitori potrebbe essere d’aiuto agli allenatori, ma potrebbe servire anche ai genitori per avere un quadro più preciso relativo al problema
  • La presenza dei genitori è importante, ma non deve essere invasiva durante la pratica sportiva: il genitore deve sostenere il figlio nei momenti di sconfitta, essergli da guida insegnandogli gli aspetti positivi anche del fallimento e gioire con lui in caso di vittoria.

CAUSE LEGATE ALLO SPORT

Campionismo

La scelta di abbandonare può rappresentare una liberazione dalle pressioni esterne o una rassegnazione alla propria incapacità di mantenere l’immagine di campione. Un intervento efficace riporta il focus sul benessere del ragazzo, sul divertimento che deve suscitare l’attività sportiva e su valutazioni realistiche delle abilità dell’atleta.

Competitività

La competizione è lo stimolo alla base del miglioramento. Bisogna mantenere un equilibrio tra l’eccesso di competitività, che attraverso alte aspettative può portare ad una pressione eccessiva da sopportare da parte dell’atleta, e la bassa competitività, che essendo poco stimolante porta i ragazzi a cercare emozioni intense altrove.

Panchina

Con il crescere dell’età, è sempre più probabile che nelle squadre ci siano giocatori che rimangono in panchina per tutta la gara. Per limitare abbandoni da parte di questi ragazzi diventa importante comunicare con loro, spiegare le scelte che sono state fatte nella selezione di chi schierare e fare leva sul senso di appartenenza facendoli sentire parte del gruppo.

PERSONALITÀ

Pigrizia

Può succedere che lo sport non rientri più, anche solo per un certo periodo, tra gli interessi primari di un adolescente. È proprio a questo punto che, per evitare che il ragazzo opti per “seguire” lo sport piuttosto che praticarlo, gli allenatori devono porre attenzione nell’introdurre novità nella loro routine di allenamento, attivando nuovi stimoli.

Ansia

Stati di ansia legati alla prestazione agonistica e all’allenamento portano l’atleta a vivere uno stato di malessere associato alla pratica sportiva. È importante riuscire a individuare piccoli segnali che possano
far capire la condizione disagiante che sta vivendo un atleta: assenze continue dagli allenamenti, scarsa concentrazione, isolamento, disturbi del sonno, iperattività, noia, facilità ad ammalarsi, dolori muscolari frequenti, ecc. Il confronto con la famiglia, in caso di giovani atleti, può essere utile sia per comprendere eventuali altre dinamiche esterne alla palestra, sia per non sovraccaricare l’atleta con aspettative alte.

LOGISTICA ED ECONOMIA

L’attività sportiva risulta un costo che può incidere nell’economia di una famiglia, ma prima di sacrificare l’attività sportiva dei propri figli è bene informarsi circa eventuali agevolazioni e sconti che le società sportive possono offrire, nonché su bandi e detrazioni, come ad esempio la Dote Sport. Laddove invece non sia possibile né accompagnare il ragazzo né farlo andare autonomamente, una buona strategia è quella di organizzarsi con altri genitori di atleti della stessa squadra.

SALUTE

L’infortunio è un evento che caratterizza spesso la vita di uno sportivo ed è sinonimo di cambiamento.
È importante per l’infortunato:

  • mantenere viva la relazione con la squadra e/o la società sportiva di cui fa parte: presenziare a gare e allenamenti e supportare il team è un modo per non sentirsi isolati e rendere meno pesante il rientro
  • il supporto della famiglia: non scoraggiare il ragazzo nella ripresa, evitando pessimismi e rispettando le tempistiche date da medici e fisioterapisti, lo aiuterà a riprendersi nel modo migliore.